Archeologia a Villasimius
Villasimius è la base ideale per escursioni di archeologia alla scoperta del passato piú antico della Sardegna. Molti dei siti sono raggiungibili a piedi o usando le biciclette del Residence a disposizione dei clienti.
Sicuramente la zona era popolata fin dal neolitico, dal 6.000 aC. circa come testimoniano i resti di insediamenti neolitici di Capo Carbonara. Tra le testimonianze piú antiche della frequentazione umana del territorio troviamo le domus de Janas della Spiaggia del Riso. Datate alla cultura di Ozieri del IV millennio A.C., queste tombe presentano una tipologia molto rara con un corridoio megalitico di accesso davanti all’ingresso della tomba. La domus più grande delle tombe sopravvissute è composta da due celle ed da un portello d’accesso quadrangolare.
Altre Domus de Janas si trovano nel villaggio turistico di monte Nai (Castiadas). Nella stessa zona, piú sull’interno ci sono gli interessantissimi allineamenti di menhir di Cuili Piras, datati al 3000 A.C. Sono composti da 53 menhir posti a formare allineamenti rettilinei o curvilinei con una chiara funzione di osservatorio astronomico. Tanto che alcuni autori ipotizzano contatti culturali con le popolazioni megalitiche della Bretagna o di Stonehenge. Nei vicini siti di Pranu is Scalas e Piscina Rei si trovano altri allineamenti rispettivamente di 43 e 22 menhir. Nella zona si trovano anche vari protonuraghi a corridoio affini all’archeologia della cultura torreana della Corsica.
Nel territorio di Villasimius erano segnalate da La Marmora varie Tombe di Giganti, di cui sopravvivono i resti di una, localizzata vicino al ristorante “Su Giganti”, nell’entroterra fra Porto Sa Ruxi e la spiaggia di Campus. I nuraghi segnalati nella zona sono numerosi, si va da Solanas, dove ci sarebbero resti di un nuraghe polilobato, al Nuraghe Giardone (vicino al villaggio dei Mandorli, con associata una tomba a galleria megalitica), ai 2 monotorre di Cuccureddus (a 700 m. dal residence), un’altro nuraghe nel punto piú alto della collina di Campulongu (a 350 m. dal Residence), alcuni forse nelle alture dietro il golf, ai nuraghi di Is Traias, Manunzas e Baccu’e Gattus.
I meglio conservati si possono trovare andando verso Castiadas. Il primo di questi nuraghi polilobati é il nuraghe di S’Omu e S’Orcu vicino a Punta Santa Giusta e allo scoglio Peppino, il piú grande del Sarrabus, costituito da una torre centrale con un mastio trilobato, circondato da una cortina muraria di cui restano cinque torri e un cortile che ingloba parte del villaggio nuragico circostante al complesso. Per il momento questo nuraghe é abbandonato, ma é previsto il suo scavo e recupero.
Doveva essere un nuraghe complesso anche il nuraghe Asoru, costituito da due torri minori e un mastio, di cui oggi ci resta un’altezza di 7 metri, ma che in passato doveva probabilmente superare i 10 metri. Il nuraghe é facilmente visibile dalla S.S. 125 (si trova vicino al km. 51).
Molto interessanti sono anche i resti fenici e romani della zona di Villasimius, concentrati vicino all’area di Cuccureddus. Su uno dei cucuzzoli di Cuccureddus si trovava il tempio Fenicio di Astarte, con una scalinata che scendeva fino al mare alla foce del riu Foxi, che doveva costituire un porto naturale. Costruito a partire dal VI sec. e distrutto da un incendio, probabilmente in epoca cartaginese, di questo periodo sono stati trovati tre ambienti, facilmente riconoscibili in loco e alcuni reperti conservati nel museo di archeologia di Villasimius: vari sigilli di documenti ufficiali del tempio, alcuni di chiaro influsso egizio e molti ex-voto, che spaziano fino all’epoca romana, in cui il tempio fu ricostruito.
Sempre di epoca romana, nelle vicinanze di Cuccureddus si trova l’area archeologica delle terme di Santa Maria, vicino all’omonima chiesetta campestre, visibile dalla strada da Cagliari a Villasimius, poco prima del bivio per Campulongu. Di queste terme resta l’ambiente del calidarium risalente circa al I sec. d.C. ed alcuni resti di pavimento e di materiali di costruzione, probabilmente faceva parte di una ricca villa rustica. Parte della decorazione delle terme doveva essere la statua muliebre del I sec. d.C, probabilmente una Venere, che era conservata nella chiesetta campestre, erroneamente considerata una rappresentazione della Madonna.
Un idea generale del ricco patrimonio archeologico del Sarrabus si puó avere visitando il Museo Archeologico di Villasimius. Qui oltre ai reperti rinvenuti nei siti di cui abbiamo giá parlato, si possono ammirare molti interessanti reperti di archeologia subacquea, recuperati da numerosi relitti rinvenuto nella zona di Capo Carbonara che vanno dal III sec. a.C. fino all’epoca bizantina. Oltre alle numerose anfore, nuragiche, fenicie o romane, e ai materiali da costruzione romani, segnaliamo i reperti provenienti dal relitto di una nave spagnola naufragata nei pressi dell’Isola dei Cavoli. Tale naufragio risale alla prima metà del XV secolo. La nave conteneva armi, stoviglie e un carico di azulejos, mattonelle smaltate decorate in toni di azzurro. Erano destinate a decorare il patio di una nobile spagnola, che sposava il rampollo di una famiglia nobile palermitana.
Il museo di archeologia di Villasimius si trova in Via A. Frau, in una casa rurale ottocentesca ristrutturata, di cui sopravvivono interessanti elementi architettonici come un muro di “ladiri” mattoni crudi di argilla e paglia. Per informazioni si puó contattare:
la Direzione: 070.7930291
o l’ Ufficio Guide: 070.7930290.
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