Il gigante rosso: Nuraghe Arrubiu
Escursioni da Villasimius: Il Nuraghe Arrubiu di Orroli
Distanza dal Residence la Chimera a Villasimius al Nuraghe Arrubiu: 90 Km. (1,30 h)
Il paesaggio sardo è fortemente caratterizzato dalla presenza di nuraghi. Oggi ne sopravvivono circa 8000, ma si pensa che ce ne fossero circa 15.000. Molti furono costruiti tra il 1700 e il 1100 A.C., ma i protonuraghi o nuraghi a corridoio sono anteriori, quello di Monte Barante fu costruito a partire dal 2500 A.C.. Uno dei più interessanti, quello che oggi esaminiamo, si trova nella parte sudorientale della Sardegna. Si tratta del Nuraghe Arrubiu di Orroli, il cui nome significa rosso. Probabilmente il nome è dovuto a i licheni che ne colorano le pietre di una tonalità particolare, molto calda.
Il nuraghe più grande della Sardegna.
Allo stato attuale, sembra che sia il più grande tra quelli dell’isola, l’unico pentalobato. Il nuraghe è formato da un torrione centrale che gli archeologi calcolano fosse alto sui 30 m. e 5 torri laterali, esteriormente è circondato da un antemurale con 15 torri. Doveva essere la struttura più alta dell’età del bronzo europea, originariamente infatti presentava tre piani, di cui oggi ne rimane solo uno. Gli archeologi ritengono che le varie torri furono realizzate in contemporanea da maestranze diverse. La tecnologia edilizia è effettivamente visivamente diversa tra le varie parti. Di particolare interesse in sistema di canalizzazioni per la raccolta dell’acqua piovana nel patio centrale. Da segnalare anche la presenza di una torre probabilmente dedicata solo ai lavori femminili.
Nello strato fondazionale era stato rinvenuto un alabastron miceneo risalente alla- metà del XIV sec. a.C. Già da quest’epoca è attestata la produzione in questo nuraghe di vino e birra, di cui sono state trovate tracce nelle ceramiche del nuraghe.
Al suo interno sono stati trovati fusaiole, pesi da telaio, aghi d’osso, macine a mano per cereali. Se volete consigli su cosa visitare nei dintorni di Villasimius, chiedete al personale del Residence la Chimera.
Foto di Valeria Putzu
Foto di Gianfranco Palmas